Tutti conoscono la fiaba di Biancaneve e la domanda a filastrocca che la Regina cattiva ripete ogni mattina al suo specchio: “Specchio, specchio delle mie brame…Chi è la più bella del reame?”
Ogni mattina, nel racconto, la Regina cattiva riceve dallo specchio la medesima risposta: “Sei tu, mia regina”, ma -al crescere di Biancaneve- un giorno lo specchio rivela alla Regina che non è più lei la più bella del reame, perché la bellezza e la grazia di Biancaneve sono andate ben oltre il fascino della vanitosa Regina.
E lo specchio non mente mai. Non è in grado di farlo. Non può.
Il resto del racconto è noto: in quel momento la Regina cattiva comincia a ingelosirsi e a minacciare Biancaneve in ogni modo. Poiché però le fiabe hanno sempre un lieto fine, Biancaneve sopravvive ad ogni tentativo della Regina cattiva e sposa il Principe, vivendo a lungo con lui. E tutti vissero felici e contenti. Evviva.
Vale la pena notare che, nella fiaba, si dice che lo specchio non mente mai.
E che tutto nel racconto ha origine quando la Regina cattiva affronta la verità, rifiutandosi di riconoscerne l’evidenza.
La questione della verità è stata studiata e sviscerata a fondo nei secoli: religioni, filosofie, scienze, strumenti che l’essere umano ha usato alla ricerca di prove, di evidenze, di assoluti.
E, allo stesso tempo, la storia è ricca di racconti di conflitti, guerre, dominazioni, incomprensioni, soprusi, inimicizie e così via.
La tentazione principale potrebbe essere quella di dire che non esiste alcuna verità.
La maggior parte delle persone cerca di raggiungere un compromesso, una specie di equilibrio, supponendo che sì, la verità in fondo esiste ma è una verità personale, soggettiva e quindi la vita è un equilibrio tra le verità degli individui.
La storia ha mostrato in tutte le epoche che affermare che non esite la verità porta allo stesso punto estremo in cui il genere umano viene portato da coloro che affermano che esiste solo una verità personale: l’individualismo nel suo senso peggiore.
L’individualismo è quel tipo di atteggiamento che affonda le sue radici nella negazione della possibilità di specchiarsi e di ricevere da questo gesto una qualche forma di verità. Anche scomoda.
Certo, non abbiamo uno specchio magico – e questo è un bene perché di sicuro non saremmo i più belli del reame, e ammettere questo potrebbe essere molto spiacevole…
Tuttavia, abbiamo il grande dono di specchiarci negli altri. Ogni giorno. In ogni circostanza.
È divertente notare che tutti noi pensiamo che gli altri siano la Regina cattiva, pronti ad avvelenarci con una mela: un brutto carattere, una risposta sgarbata, un tradimento, “tirare a fregarci”, ecc.
Noi siamo i buoni. Sempre. Non falliamo mai! Non ci piace vederci come il personaggio malvagio della nostra propria storia …
Far evolvere le nostre vite e contribuire alla crescita della società potrebbe voler dire che dovremmo cercare di espandere la nostra capacità di percepire il riflesso che il nostro comportamento stimola negli altri.
E lì sicuramente troveremmo molte cose che sembrerebbero nuove per noi. Ci farebbero vergognare anche un po’, probabilmente.
Solo in un secondo momento, naturalmente, potremmo rivolgerci al nostro specchio, quello a cui noi diciamo “ciao” a noi ogni mattina quando ci laviamo la faccia.
E sì, dopo quel tipo di pratica, potremmo anche iniziare a dire che in fondo siamo “brave persone”, che probabilmente non meritiamo tutto ciò che di male ci succede e così via.
Ma questa pratica non è garanzia di una vita facile.
Una volta un uomo ha affermato di sé “Io sono la via, la verità, la vita”. La gente ha deciso di crocifiggerlo anziché rispecchiarsi in lui. Quell’uomo era Gesù.
Qualunque credo ognuno di noi possa o non possa avere, questo è il modo in cui siamo cablati: gli specchi ci fanno una paura enorme. E questo come artisti marziali e aikidoka lo sappiamo bene ogni volta che dobbiamo relazionarci col nostro partner.
Perché, un passo oltre quello specchio, troviamo la verità.
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Veramente dice “Specchio, SERVO delle mie brame…”
Giusto! Nel film della Disney è così; in altri adattamenti cartacei della favola dei Grimm, è riportata la vulgata comune.