Negli ultimi quattro giorni, ho sentito quattro persone diverse, in ambiti tra loro differenti, dire praticamente la stessa cosa. In ordine:
- Un maestro di Aikido: “Se siamo qui, se siamo vivi, è perché non abbiamo ancora finito di imparare, perché c’è ancora la possibilità di crescere, migliorare”
- Un sacerdote: “Quando una persona inizia a dire: ‘Io so già tutto’, si chiude in se stessa, non si apre a nessuna relazione, si chiude al bene, alla possibilità di amare ed essere amanta”
- Un collega: “Le cose che non sappiamo sono più di quelle che sappiamo; possiamo lavorare proprio perché cerchiamo ogni giorno nuove risposte”
- Un amico: “Non mi sono mai sentito veramente solo, perché ogni giorno incrocio molte persone e ho molto da imparare, osservandole”.
Ho avuto la fortuna di conoscere persone che non hanno mai smesso di essere curiose, di cercare di apprendere. In una parola: di studiare. Anche se, formalmente, molte di loro, molte di quelle che mi hanno tenuto in braccio, non sono andate oltre la quinta elementare.
Ognuno di noi sa bene cosa significhi studiare. Non servono tante parole.
Nella radice del verbo studiare, c’è contemporaneamente il concetto di impegnarsi e di riuscire. Ciascuno di noi può andare con la mente ai ricordi in cui, con lo studio e l’applicazione, è riuscito. A fare qualcosa, a dire qualcosa, ad agire in un certo modo, ad arrivare ad un livello superiore, diverso da prima.
E questi ricordi si accompagnano con gli altri, quelli in cui credevamo di sapere e in realtà non sapevamo. Pensavamo di sapere far di conto e poi è arrivata l’algebra. Pensavamo di saper comunicare e poi si è affacciata una nuova lingua da imparare. Pensavamo di saper muovere il corpo al nostro comando e poi ci siamo iscritti ad un corso di Arti Marziali.
Imparare è quell’esercizio quotidiano che ci rende umani, perché svela i nostri limiti e indica una strada per superarli (e scoprirne di nuovi). Rivelando i nostri limiti, scendiamo dal nostro piedistallo e possiamo tornare ad essere trattabili e magari riusciamo anche a capire le persone che ci stanno a fianco.
E quanto è utile poter dedicarsi a studiare (anche) discipline che richiedono di soffermarsi sull’integrazione del movimento, dell’intenzione! Quanto si sgonfia l’ego quando ti muovi come Pinocchio dopo che gli si son bruciati i piedi…Mentre tu pensavi di aver capito tutto!
Siccome l’essere umano è capace di pervertire anche le cose più semplici e lineari, imparare può diventare un esercizio di sopraffazione, di egoismo, di divisione. E anche per questo serve trovare buone guide, onde evitare di infilarci da soli in percorsi che si svelano, nel tempo, energivori e portatori di fallimento. Mi vengono in mente tante situazioni di accumulo seriale di titoli, competenze, professionalità, gradi, per poi arrivare a mezz’età ed essere rancorosi disseminatori di solitudine.
Quindi: vuoi star bene? Vuoi (tornare ad) avere relazioni serene, in primis con te stesso? Impara a star bene.
Impara.
Studia.
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