Realtà. Ognuno di noi ne fa esperienza e ne ha chiara percezione, sebbene non sia sempre così agevole definirla o comunicarla ad altri.
Anche perché, citando il filosofo Henri Bergson, “ogni percezione è già memoria“. Il passato è memoria, il futuro immaginazione, il presente sfuggente. Non necessariamente la realtà è “presente”.
Scopriamo presto che la realtà è condizionata da tanti parametri. Questi non condizionano soltanto la realtà “presente” ma la realtà presente è condizionata dal mix di questi ed altri parametri nel passato. La nostra esistenza è, per molti versi, un adattamento in risposta a tali condizioni. Fisiche, sociali, ambientali, culturali, economiche, storiche, personali, caratteriali, relazionali,…
Nella Teoria dei Sistemi Dinamici questo fenomeno è noto come isteresi, cioè una reazione in ritardo.
Tra le tante modellizazioni della realtà, è interessante notare come anche l’economia e la sociologia utilizzano l’isteresi per spiegare determinati fenomeni. Per esempio la disoccupazione.
E’ stato infatti dimostrato che dopo eventi che impattano negativamente sul mercato del lavoro (un esempio a caso: una pandemia) il sistema non riesce a tornare al tasso di occupazione precedente per effetto combinato di almeno quattro forze: le risorse di capitale investite che diventano scarse per effetto di una crisi; la sistemica frustrazione di chi cerca lavoro e, non trovandolo, si rassegna; l’abitudine del sistema di domanda e offerta del lavoro a non essere soddisfatto in pieno; la “distorsione” nel mercato del lavoro indotta da chi un lavoro ce l’ha già e “lotta” per mantenerlo.
後の先, go-no-sen, armonizzarsi in ritardo rispetto ad un attacco sferrato. E’ una delle modalità di pratica, di studio dello spazio e del tempo all’interno della dinamica di un conflitto (simulato, quale è quello che si studia nelle Arti Marziali). Chi pratica sa che la risposta in ritardo determina un ventaglio di possibilità tecniche se non più ridotto, certamente più condizionato rispetto ad anticipare i tempi e armonizzarsi secondo tempi, spazi e velocità degli attacchi.
L’avversario ha tempo per radicarsi, per ricalibrare l’attacco. Il conflitto attecchisce e divampa e non si torna al punto di partenza. Isteresi.
In un’intervista, Morihei Ueshiba diceva più o meno così:
Non è questione di sensen no sen [anticipare l’attacco] o di sen no sen [andare allo stesso tempo dell’attacco]… Si controlla l’avversario senza cercare di controllarlo.
E’ abbastanza chiaro quello che stiamo vivendo come società è una concatenazione di isteresi. E che non si tornerà al punto di partenza. Ce ne saranno altri, diversi.
Vivere la realtà significa gestire il transitorio da dove eravamo a dove saremo. Gli estremi di un viaggio sono chiari. Il “presente”, paradossalmente, molto meno.
Per questo non aderiamo alle facili lamentele che la situazione di questi mesi e dei prossimi anni induce a formulare. Non chiudiamo gli occhi di fronte a precise responsabilità individuali e collettive che hanno cogenerato la difficoltà in cui ci muoviamo. Abbiamo chiaro di fronte a noi -a tutti i livelli- alcuni luminosi esempi di coerenza, umanità, etica e professionalità e molti esempi di irresponsabilità, inadeguatezza, impreparazione e improvvisazione che danneggiano tutti, a qualsiasi livello.
E’ chiarissimo il fatto che come società abbiamo permesso che attecchisse un individualismo cieco, a volte ammantato di pretesa di libertà ma con radici nell’egoismo più profondo. E questo ha portato nel tempo a co-creare una società di “democratiche disuguaglianze“. Tu sei utile, tu no. Tu puoi lavorare, tu no. Tu puoi curarti, tu no. Vedere nell’altro una valuta e non un valore è stata, nostro malgrado, una scelta che più o meno tutti abbiamo avallato.
Col risultato che nessuno è più responsabile di niente:
“Allora daremo una settimana per adeguare i protocolli di sicurezza e per verificarne il rispetto. Se questo averrà, ovviamente col coinvolgimento anche del competente giudizio del Comitato Tecnico Scientifico, non ci sarà ragione di sospendere e di chiudere le palestre, altrimenti, lo preannuncio molto chiaramente, la settimana prossima saremo costretti a sospendere anche l’attività sportiva che si svolge al chiuso”.
Potremmo commentare le parole del Premier italiano, aumentare il numero dei pro e dei contro. Abbiamo abbastanza fiducia nell’intelligenza di chi legge queste pagine, che saprà distinguere tra un differimento di chiusura generalizzata per il settore e un reale ingaggio di chi ha il potere per affrontare la situazione in modo costruttivo. Che si parli di sport, è incidentale.
A noi interessa essere il più possibile liberi dalle isterie che creano divisione e che ci hanno portato a questo livello di debolezza, per avere cuore, occhi, orecchie e mani per vivere la realtà presente e traghettarla in un domani più sostenibile, in un nuovo punto di inizio che nasce qua, ora, dall’esigenza improcrastinabile di rompere questo circolo vizioso dell’isteresi e iniziare sul serio a sviluppare rispetto, sensibilità, responsabilità, mettendo al centro la persona come condizione essenziale per costruire la società.
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