Il dono dell’arroganza: i ken tai jo (剣体杖)

Nel vastissimo programma tecnico dello studio delle armi nell’Aikido, lo studio del ken tai jo (剣体杖)è solitamente classificato come un insieme di tecniche richieste per i gradi dan elevati (generalmente per l’esame del IV dan e per le dimostrazioni del V).

Sono state scritte pagine importanti sulle finalità didattiche di tale pratica e su quanto i ken tai jo servano per lavorare sempre più di cesello sull’integrazione tra corpo (tai 体), spada (ken 剣) e bastone (jo 杖) che nella didattica e nei detti tanto di Morirei Ueshiba quanto di Morihiro Saito si sottolineava come fossero “la stessa cosa” (onagi 同じ). Rimandiamo ad un articolo di Aikime per queste prospettive.

In queste righe invece vogliamo provare a vedere i ken tai jo attraverso i nostri occhi, che sono quelli di chi è allievo e, contemporaneamente, responsabile da qualche anno di un gruppo che piano piano continua ad avere la voglia di crescere grazie alla pratica dell’Aikido, senza scoraggiarsi più di tanto per le inevitabili frustrazioni né per le difficoltà logistiche che la pandemia porta con sé.

Come allievi, abbiamo la grande fortuna di crescere in un Dojo in cui si è scelto di non aspettare di diventare chef per assaggiare ogni tanto il caviale. Il nostro percorso è stato impostato didatticamente secondo principi di assoluta serietà tecnica senza che questa scivolasse in un dogmatismo gerarchico e cronologico a discapito della crescita a tutto tondo dei praticanti.

La scelta di un’esplorazione dell’Aikido a trecentosessanta gradi è, umanamente, incredibilmente gratificante, per quanto riguarda la sete di sapere di un allievo e la sua curiosità. E’ anche un elemento che tiene viva la fiamma della passione di un insegnante. Tuttavia, la ricerca di un percorso di crescita bilanciato tra le tre anime tecniche dell’Aikido (corpo,spada,bastone, per tacere degli altri aspetti sottili che la pratica permette di affrontare) richiede all’allievo la pazienza di non capire subito tutto, di accettare la propria incompletezza.

La prima volta che abbiamo fatto conoscenza con i ken tai jo eravamo quinti kyu. In una condizione in cui facevamo già fatica a rabberciare una sequenza di suburi senza infilare il bastone nei propri o negli altrui orifizi, la sensazione quella sera fu di assoluta incapacità, come se il corpo fosse invischiato in una sostanza gelatinosa che ne impedisse il movimento.

I ken tai jo tornarono nel cassetto, per ricomparire molti mesi dopo. A volte un seminar, a volte uno special keiko, a volte semplicemente un’incursione durante un allenamento. Una didattica “globale” permette di sbirciare oltre il proprio livello, per vedere che cosa c’è.

Non siamo dei quinti dan: confidiamo di diventarlo tra tanti anni, perché vorrà dire che la vita ci permetterà di praticare quello che amiamo ancora a lungo.

E’ arrogante, al nostro livello, praticare -e proporre- proposte tecniche solitamente riservate “all’élite”?

Può darsi. E’ ovvio che, vedendoci ogni volta che siamo filmati, notiamo sbavature, imprecisioni se non errori. Se poi si pratica sotto lo sguardo attento di un maestro esperto, l’elenco cresce.

E’ arroganza voler crescere?

Può darsi. E’ certo che la tranquilla comodità del proprio nido non si discute e che spiccare il volo è sempre un rischio.

Ma a ben vedere, probabilmente la vera arroganza è pensare di essere arrivati. Convincersi che, sì, via, esista un momento in cui poter dire che l’integrazione perfetta tra ken, tai e jo sia compiuta. Che non ci sia null’altro su cui lavorare.

E credere che a ratificare questo Nirvana marziale, in cui la nostra aura da sola ha il potere di portare la pace nel mondo, sia l’esecuzione di una serie di tecniche.

Questo è il regalo del ken tai jo. Una sorta di koan incarnato, un paradosso della pratica,in cui toccare con mano ogni volta che cosa ci sia, in quel momento, di consolidato e cosa no; cosa riflette sicurezza e cosa no. Che cosa sai trasmettere, perché l’hai capito e che cosa non hai proprio ancora capito nonostante i tuoi gradi e le tue qualifiche.

L’arroganza di rimettersi in discussione giorno dopo giorno -allievi e maestri- è lo slancio vitale verso una vita più piena e vera.

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Di seguito la playlist dei sette ken tai jo nella versione base

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