Lo scorso 6 giugno l’Associazione Interculturale Italia -Giappone Sakura ha organizzato l’evento “Haiku Open Air”. Nella splendida cornice del Parco della Tesoriera di Torino i presenti hanno potuto godere della bellezza, della profondità e dei tratti distintivi della poesia giapponese, provando a cimentarsi poi nella composizione di haiku, in Italiano e Giapponese.
L’Associazione Sakura è l’istituzione presso la quale da qualche anno stiamo studiando il Giapponese ed è un luogo fatto di persone che riescono a coniugare un’assoluta eccellenza professionale e didattica con una creatività ed una delicatezza tipiche del genio femminile che di Sakura è l’instancabile motore. Il senso del bello e dell’accoglienza, coniugati al rigore, sono la cifra che rendono Sakura un luogo ideale dove crescere e nutrire delle relazioni.
Ci è stata data la possibilità di offrire, al termine dell’evento, una piccola dimostrazione pubblica (enbukai) di Aikido.
Sullo spirito con cui ci si approccia ad una dimostrazione pubblica di ciò che si è e ciò che si ha da dare, aveva scritto a suo tempo il Maestro Marco Rubatto. Con lui, sette anni fa, avevamo vissuto la nostra prima esperienza di enbukai, in Piazza San Carlo a Torino, ed era stato un momento di crescita importante per noi.
La vita ha dato la possibilità, ora, di poter offrire a nostra volta la possibilità di mostrare la nostra essenza, quello che siamo. Una chance data a noi e ai nostri compagni di viaggio dell’Hara Kai. E una possibilità, per molte persone, di poter provare per quasi due ore dopo l’esibizione, il primo contatto col tatami e con le armi (visto che le attuali prescrizioni consentivano solo una pratica a distanza).
Il marketing insegna che ciò che non sai che esiste non può essere comprato. Ma prima di concentrarsi su comprendere se e quali ricadute ci siano per la diffusione dell’Aikido e l’aumento dei praticanti grazie ad una dimostrazione pubblica, sarebbe opportuno riconsiderare l’enbukai come strumento fondamentale per la crescita del praticante.
Il Dojo può essere talvolta un guscio comodo, troppo comodo. Ciò che si fa “dentro” potrebbe non avere mai un momento di confronto con ciò che esiste “fuori”. Un po’ come andare a quei colloqui di lavoro, che servono non per cambiare, ma per avere il polso della situazione di come ci vedono gli altri.
In condizioni ordinarie, nelle Arti Marziali il confronto avviene sul tatami, negli stage. E vive il momento di maggior spinta evolutiva nel momento dell’esame (o, per chi la vive, la competizione). Ma rimane pur sempre qualcosa che rientra in un ambiente ad atmosfera controllata.
Che è diverso dal camminare per strada e nei parchi vestiti col gi, accettare di incrociare sguardi, commenti e sorrisi e poter meravigliarsi degli “oooooh!” per gesti tecnici che per te sono la normalità -e magari sono venuti fuori nemmeno così puliti.
Il kaizen, il miglioramento costante, è dialogico. Il ki,che dell’Aikido è il cuore anche sillabico, è tale se è in perenne espansione. Quello che siamo, quello che proviamo a vivere non può quindi accontentarsi del virtuale o dell’ oku, del “segreto lavoro interno”, di cui pure si nutre.
Per questo motivo quindi sarà pure vero che abbiamo offerto ai presenti una dimostrazione ma è altrettanto vero che sono loro ad aver donato a noi un’occasione unica di crescita.
Qui di seguito si può vedere l’intera esibizione: