Come sempre accade alla fine di dicembre, ci si prepara al capodanno chiedendosi come sarà l’anno che verrà.
Ottimisti o pessimisti, visionari o realisti, proattivi o passivi… Il futuro scorre verso di noi e noi non avremo altro modo di affrontarlo se non nel quotidiano. In quel qui e ora che dovrebbe essere molto noto a chi percorre la strada di una disciplina marziale.
Ecco allora quattro suggerimenti per vivere al meglio questo qui ed ora di cui sarà fatto il 2024.
Primo: più ascolto
Avete presente quella frase che suona più o meno così: “La ragione per la quale abbiamo due orecchie e una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno“? E’ di un filosofo greco di 2300 anni fa, Zenone. Povero Zenone, presidente onorario del Club degli Inascoltati dispensatori dell’Ovvio!
L’Aikido si impara, sì, facendo. Ma anche -e soprattutto- ricevendo. Saper ricevere insegna a sua volta saper dare. Saper ascoltare, oltre ad abbassare il volume delle conversazioni, serve a saper inquadrare meglio quello che stiamo vivendo. E magari ci aiuta a scoprire che la soluzione a tanti problemi richiede solo un po’ più di silenzio.
Secondo: più fedeltà
Niente ci fa più male del ricevere indifferenza da persone cui siamo legati. Ma prima di andare a fare crociate per cambiare il mondo, chiediamoci quanta indifferenza riversiamo su noi stessi.
E’ vero: le nostre giornate non sono facili. Lo studio e il lavoro sono pesanti, le cose a cui prestare attenzione sono molte. Viviamo come equilibristi senza rete di sicurezza.
E lentamente ci mettiamo al di fuori della nostra stessa agenda. Spendiamo così tanto tempo per stare dietro a tante situazioni che riserviamo a noi solo scarti e indifferenza.
Invertire tutto ciò si può. Si può ritrovare il gusto della fedeltà verso se stessi nelle piccole cose, nelle routine, nella costanza a vivere momenti di costruzione della nostra persona.
E di solito questo porta con sé anche rapporti più sereni con le altre persone.
Terzo: più intensità, meno resilienza
Gli ultimi anni ci hanno assordato con termini come resilienza. A cui forse è giunto il momento di dire basta. Perché spesso le incertezze del sistema in cui viviamo ci hanno lentamente abituato soltanto a resistere, in attesa che passasse la tempesta di turno. Hanno reso sempre più deboli i muscoli della nostra creatività, del desiderio, della capacità di aspirare a obiettivi alti.
Allora torniamo a spremere quello che abbiamo, fino in fondo. Ché tanto, a tenerlo lì, chiuso nel cassetto in attesa di chissà quali tempi migliori, va comunque perso.
Certo, non vuol dire diventare dei pazzi furiosi che iniziano ad allenarsi ventisette ore al giorno. Né degli autolesionisti che attaccheranno in modo sconclusionato chi gli si para davanti.
Riscopriamo piuttosto di possedere qualcosa, dentro. Un qualcosa che più si usa e più si dà, più si rigenera e più crescere. Nella cultura giapponese, questo qualcosa è stato chiamato ki – 気.
Quarto: più libertà, meno individualismo
La disciplina che pratichiamo punta alla libertà. E punta a costruire donne e uomini liberi all’interno della società. Che l’anno nuovo ci aiuti ogni giorno a ricordare che l’origine di ogni gesto espressivo, di ogni forma che noi definiamo libera sul tatami, nasce da una pratica formale costante. Che un io maturo non nega mai quel complesso di equilibri che regola un noi più grande. Che l’atmosfera in un gruppo, in un Dojo, nella società, si rovina sia quando al singolo non è concesso di esprimersi, sia quando l’espressione del singolo cela esclusivamente il suo egoismo.
Che l’anno nuovo sia pieno di “qui ed ora” vissuti in pienezza!
Auguri!
Andrea e Sara
Disclaimer: foto di Rakicevic Nenad da Pexels