Sulla spirale, come forma largamente diffusa in natura e come fondamento dei movimenti nelle discipline marziali, si è scritto moltissimo e anche molto bene.
Nella nostra pratica, siamo tutti impegnati a ricercare un miglioramento personale, che parte da un miglioramento del gesto tecnico che ci viene proposto e che, se insegniamo, a nostra volta indichiamo ad altri.
Osservare il movimento di un atleta professionista, di una ballerina, di un praticante di discipline marziali di grande capacità, equivale un po’ a vedere il volo delle rondini, il movimento delle onde del mare, la forma ed il colore di un prato e dei suoi fiori.
Quello che ci colpisce è l’armonia. Quell’innato senso del bello che è scritto dentro ciascuno di noi dalla nascita e che si fa sentire quando si specchia in se stesso in ciò che i nostri sensi gli comunicano.
L’armonia è un delicato, costante, profondo equilibrio di linee e di curve, di spigoli e spirali.
Solo nei disegni dei bambini, gli alberi sono drittissimi e oggetti e persone hanno spigoli acuti ma…
Ma la realtà ci dice che ci affascina il disordine ordinato di un albero, la contorsione perfetta di un bonsai, il dettaglio vezzoso di un edificio.
Non si può praticare, né vivere, andando sempre per linee rette. Né si può, per una distorta comprensione di ciò che chiamiamo “pace”, praticare -né vivere- lungo traiettorie circolari. Evitare, schivare, includere non possono essere costanti. Né possono esserlo attaccare o scansarsi.
Se osserviamo un rampicante, come quello della foto, osserviamo che la sua crescita è affidata a piccole, tenere spirali. L’espansione -o se preferiamo: l’evoluzione– è demandata a piccole involuzioni.
Una volta fatto contatto con un solido appiglio, la spirale si apre per ancorarsi. La pianta cresce, gli steli verdi che prima erano spirale, diventano segmenti legnosi più rigidi e anche, per alcuni tratti, diritti.
Dal punto di vista didattico, movimenti di rotazione e di rivoluzione intorno al proprio asse (tenkan e kaiten) consentono la continua scoperta e percezione del proprio centro. Il contatto, all’interno di un movimento a spirale, permette la generazione di un movimento più rettilineo (o meglio, poligonale).
Dalla natura quindi non solo impariamo ad apprendere che cosa sono e come funzionano le spirali ma soprattutto comprendiamo a che cosa servono. Non è solo una questione di concentrazione o di dispersione dell’energia.
E’, piuttosto, saper distinguere tra una fase involutiva e una fase evolutiva. Tra la necessità di poter definire sempre meglio un centro transitorio per consolidare le radici. E’ saper ancorarsi, entrando in contatto con infiniti elementi e saper costruire una struttura che, con un giusto mix di linee, angoli, spirali, involuzioni, evoluzioni, costrizioni e libertà, renda armonioso il nostro essere.