Grattakokyu e Fikeiko

Ci sono intere generazioni che sono cresciute guardando Tom & Jerry.

Poi Matt Groening, nel 1988, inserisce un cartone animato dentro un cartone animato. I Simpson guardano alla tv “Itchy & Scratchy”, da noi genialmente tradotti come “Grattachecca e Fichetto“.

Anestetizzati da quasi cinquant’anni di Tom che rincorre Jerry e quest’ultimo che riesce a farla franca, quando abbiamo visto Grattachecca e Fichetto darsele di santa ragione e l’assurda e fantasiosa violenza sadica di Fichetto sul suo rivale, ci è sembrato di essere di fronte a un’innovazione epocale.

E’ un genere di umorismo che non piace a tutti, però ha qualcosa di geniale. Il pubblico si abitua presto alle novità e quindi lo standard delle puntate di Grattachecca e Fichetto è sadismo allo stato puro. Esplicitando così quello che in fondo era l’intenzione sempre presente -e sempre nascosta- di Jerry:

Ma, come dicevamo, non a tutti piace vedere un gatto e un topo che si randellano in continuazione. Succede allora che Grattachecca e Fichetto, anziché darsele di santa ragione, sostituiscano alle mazzate la gentilezza, la condivisione e l’amore:

Gli occhi lisergici, le manifestazioni di affetto e le smancerie tra gatto e topo creano il disappunto del pubblico, abituato a un’unica prospettiva e a un’unico schema narrativo: un gatto e un topo che si menano.

Che c’entra tutto questo con l’Aikido e le Arti Marziali?

C’entra, c’entra…

Abbiamo l’impressione che, talvolta, più che vivere la disciplina, ci si limiti a vivere la narrazione della disciplina e a diventare dei personaggi di una storia.

Una storia che spesso viene narrata solo col registro delle mazzate tra un Grattakokyu che se le prende e un Fikeiko che è sempre fiero del suo gi sudato.

Una storia talmente fissa e immutabile che quando qualcuno prova a inserire nello schema istanze di empatia, condivisione e -bum!- amore, genera disappunto e confusione.

E del resto, a volte, si ha l’impressione che…gli occhi lisergici, le manifestazioni di affetto e le smancerie tra tori e uke, non siano altro che una contronarrazione, un mettersi il costume del “buono”, dell’ “empatico”.

Ci sono ormai intere generazioni che sono cresciute guardando a oriente. A volte vedendo nello schermo del tatami una storia nella storia. Un mondo parallelo.

Altre volte, avendo il coraggio di essere più di un personaggio in una storia e andando oltre.

Che poi è quello che hanno fatto i fondatori del Budo moderno.

Disclaimer: Foto di Sarah Dorweiler su Unsplash

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