Insegnare, prima di tutto, è ricevere.
Quando si ha il privilegio di poter stare a contatto con i bambini, capita spesso di ricevere qualche dono da loro.
Un disegno (dove quel “coso” con le gambe lunghissime e i pantaloni neri sei tu, vicino a dei bambini disegnati con mille colori). Due caramelle. Una matita colorata.
Sono momenti bellissimi, che ripagano di tanta fatica. La stessa fatica che ogni bambino vive nel suo inevitabile percorso di crescita.
Non ci era mai successo, però, di ricevere una mela. Per giunta da un adolescente venuto a provare.
Questo ragazzino, in tuta, arriva, si presenta e tira fuori dalla sua tasca una mela rossa.
“Per te”, dice. Con semplicità.
In fondo, senza le mele, non ci sarebbero stati alcuni snodi della storia umana.
Che cosa sarebbe stato di Adamo ed Eva, senza il frutto proibito?
Non avremmo avuto Guglielmo Tell e nemmeno Newton avrebbe avuto l’intuizione relativa la forza di gravità.
E che dire della nota marca di smartphone e computer?
Nel nostro piccolo, pare che Morihei Ueshiba abbia detto che per praticare Aikido sia sufficiente la forza necessaria per tenere in mano…una mela.
È una frase che ci ha sempre colpito e che usiamo spesso per ricordare a noi e alle persone che a noi si affidano, che si può fare a meno di usare quella vagonata di forza che, inconsapevolmente, mettiamo nell’esecuzione delle tecniche.
Ma non l’avevamo mai considerata nella sua componente complementare, interna. Potremmo dire: non avevamo mai pensato che questa frase potesse avere la sua versione “ura”. Del resto dovevamo aspettarcelo, essendo del Fondatore dell’AIkido.
Quando io tengo in mano una mela, posso mangiarla oppure offrirla.
Concepire l’uso della forza nel suo aspetto gentile, morbido, aperto verso l’altro.
Anche questo, soprattutto questo è Aikido e richiede una fatica notevole per i tanti di noi che si sono dimenticati di essere bambini.
Disclaimer: Foto di Bonnie Kittle su Unsplash