La primavera si annuncia con lo stupore sempre nuovo dei fiori che rivestono alberi fino a ieri spogli.
E’ uno spettacolo sempre nuovo. Riempie lo sguardo di bellezza e il cuore di gioia, dopo mesi di buio e di fatica, quest’anno punteggiati di qualche influenza di troppo.
E’ un segno potente della vita che non ha mai smesso di pulsare, nascosta nel freddo.
Filosofi e poeti e persone di ogni epoca si fermano di fronte a tale meraviglia. Avevamo dedicato un post qualche tempo fa all’usanza giapponese dell’hanami, la contemplazione dei fiori.
Oggi ripartiamo da un haiku di Matsuo Bashō, forse il più grande compositore di versi della letteratura giapponese:
夏草や Natsukusa ya
兵どもが tsuwamono domo ga
夢の跡 yume no ato
L’erba estiva!
E’ tutto ciò che rimane
del sogno dei guerrieri
Di fronte alla flebile gloria di un fiore e alla sua bellezza che guarda fisso il cielo, il pessimista dirà che è inutile impegnarsi in qualsiasi direzione. Ogni sogno, anche il più grande, finirà come i fiori in un prato, falciati per farne fieno.
L’ottimista guarderà al ciclo della natura e confiderà che la bellezza del fiore tornerà proprio perché il fiore avrà ceduto spazio al frutto, il frutto ai semi e la falce servirà proprio a spargere i semi per far ripartire il ciclo.
Il praticante di Arti Marziali non può essere né esageratamente pessimista (sennò non si rialzerebbe dopo ogni caduta), né è un ottimista ad ogni costo. Piuttosto è un realista.
Accetta che domani il fiore possa essere meno profumato. Meno radioso. Meno bello di quello che è oggi.
Ma intanto, oggi, cura il suo fiore al meglio di quello che può e che riesce.
Non guarda con rimpianto a un passato che non torna più. Si prepara per il domani ma senza ossessioni. Consapevole di ciò che può e non può fare.
Ciò che rimane allora non è un sogno ma è questo eterno presente, in cui tutto è fondamentale e niente è importante.