Nei giorni scorsi ha avuto luogo a Montreux, in Svizzera, l’Aiki Summer Intensive, una settimana interamente dedicata all’Aikido, alla meditazione, al condividere le varie dimensioni della pratica. Si è cercato, letteralmente, di riscoprire il senso di libertà e di appartenenza ad una comunità.
E’ stato un modo, per gli afferenti all’Evolutionary Aikido Community, di potersi ritrovare per far ripartire la consuetudine degli incontri internazionali, che fino alla primavera del 2020 sembravano così ovvi.
Si è cercato di dare quindi un messaggio molto forte, di umile ma tenace volontà di ripartenza. Di responsabilità, esercitata nella reciproca attenzione in queste fasi così confuse e nel rispetto delle regole della civile coesistenza e della varietà di opinioni.
Per chi come noi era abituato a partecipare almeno a un seminar al mese, poter ricominciare a prendere contatto con una comunità più ampia è stato un po’come poter arrivare ad un’oasi dopo una lunga traversata in un terreno arido.
Abbiamo avuto anche il privilegio di poter sostenere il test nidan. Siamo molto grati per questa possibilità, così come siamo contenti di averla potuta vivere in trasferta. E’ vero che ci è mancata la vicinanza fisica dei nostri compagni. Ed è vero che la comunità che ci ha ospitato si è sempre rivelata, negli anni, molto capace di farci sentire accolti.
Però sostenere un esame “lontani da casa”, avendo come partner di pratica persone con cui non sei abituato a lavorare è un buon modo per mettersi nelle migliori condizioni. Ovvero fuori dalla propria zona di comfort.
Nell’Evolutionary Aikido Community – e quindi anche nel nostro Dojo- gli esami, fin dalla cintura gialla, si compongono di due fasi. Successivamente alla parte tecnica, al candidato è richiesta una parte espressiva a stile libero (jiyu waza). In questo momento si propone al candidato di sviluppare un tema, si mette una base musicale e poi lo si lascia libero di agire, durante una fase in cui è attaccato prima da una, poi da due e infine da tre persone contemporaneamente.
Nel nostro esame è stata introdotta anche una parte di jiyu waza in cui tre attaccanti armati con coltelli, bastoni e spade foderate in gommapiuma si scagliavano su di noi. E’ stato molto interessante ed è sicuramente una traiettoria che merita essere approfondita.
Nella parte di jiyu waza a mani nude, è stato chiesto a entrambi, inizialmente, di esprimere nella pratica le qualità dell’elemento Terra. Successivamente, a Sara è stato chiesto di mostrare il Fuoco, a me l’Acqua.
Infine, una sintesi dei due elementi: per Sara l’esplosività di un vulcano e per me la capacità dell’acqua di modellare la terra e, contemporaneamente, la caratteristica della terra di contenere la forza dell’acqua.
Inutile dire che la ricerca di un equilibrio all’interno di questi paradossi offerti dagli elementi ci ha portato ulteriormente in un luogo molto lontano dalla zona di comfort, specialmente quando si hanno tre persone che contemporaneamente ti attaccano.
Si è trattato dunque dell’insegnamento insito nel nostro esame. L’indicazione di Patrick Cassidy Sensei ha dunque tracciato la rotta per i prossimi anni di pratica: la progressiva rimozione di ogni residua volontà di controllo a favore della capacità di poter far danzare insieme fluidità e staticità, risolutezza e inclusione, esplosività e quiete, senza che una prevalga sull’altra.
Il viaggio è appena cominciato!
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