Quasi tutti i praticanti di Arti Marziali nostrani hanno visto e rivisto le puntate di Ken il Guerriero.
In questo iconico cartone animato è famosissima la scena in cui Raoh si ribella al maestro Ryuken.
La scena si svolge all’interno di un tempio in cui compaiono due statue giganti dei due Niou.
Oggi a Kyoto abbiamo avuto il piacere di visitare il tempio buddista Sanjusangen do, che ospita 1164 statue.
Nella sala principale sono custodite 1001 statue di Kannon, la dea della compassione, incorniciate dalle due statue dei Niou.
Nel pantheon induista da cui il buddismo origina, i Niou sono i guardiani del tempio, coloro che vigilano perché il male e i visitatori dal cuore impuro non possano prevalere.
Per quanto sia un cartone animato, capiamo quindi quanto sia forte per la cultura e sensibilità giapponese la scena di un allievo che si ribella al maestro (e padre putativo), prima distruggendo le statue dei Niou e infine uccidendo il maestro stesso.
In altre parole, il simbolo della volontà di varcare la soglia del male. Una volta rotto questo argine, Raoh non conosce più regole, vivendo di prevaricazione in prevaricazione, nell’ossessione di dominare il mondo.
Ci impressiona questa attenzione costante alla purificazione, a mettersi nella disposizione migliore per accedere ad un luogo (sacro, di preghiera, di pratica).
Ovviamente noi vediamo la forma -e la forma può essere perfetta esteticamente come internamente vuota se non finta.
Tuttavia i Niou sono una muta rappresentazione di un monito valido; ci sono luoghi in cui il bene, pur con tutti i nostri difetti, deve essere preservato e coltivato.
Dovrebbe essere così ovunque. È bello provare a portare questa attitudine al Dojo, rinforzata da quanto stiamo vivendo in questi giorni.