All’Aikidoka medio non piace sentire parlare di controllo. Controllare sembra contrario alla spontaneità, restituisce l’immagine di un’azione coercitiva, di un uso manipolativo e sproporzionato della forza.
All’Aikidoka medio piace molto stare di fronte allo specchio. Non per vedersi per come è, quanto piuttosto per adularsi e convincersi di ciò che non è (ancora): equilibrato, sempre sereno, capace di usare soltanto l’energia del compagno di pratica, pacifico, tollerante e soprattutto…libero e democratico. E mille altri legittimi desideri, che possono restare tali.
O che, peggio, possono diventare solo proiezioni che si sciolgono come neve al sole quando la vita (o un compagno di pratica in un seminario) ti assesta qualche schiaffone molto poco figurato, risvegliandoti di colpo.
In realtà il controllo è il pane quotidiano non solo dei primi anni di pratica ma dell’allenamento formale (kata geiko 形稽古). Chi impara la grammatica tecnica è perennemente in una condizione di controllo, facilitato dall’insegnante.
Si controlla la postura, si controlla l’angolo, si controlla la sequenza dei movimenti…
E anche la caduta (l’ukemi 受身), che è il gesto in assoluto più liberante e liberatorio, è oggetto di una vera e propria vivisezione didattica. Il mento va verso lo sterno, il braccio forma un arco, il baricentro si sporge,…
Il musicista che improvvisa un brano al pianoforte può permettersi di farlo perché ha il pieno controllo dello strumento e, grazie e nonostante questo, ha una piena fluidità di esecuzione.
Lo stesso vale in qualsiasi arte. Anche quella marziale, che tuttavia rimane un ambito dell’espressione umana in cui molti si limitano ad avere il controllo della tecnica, rinunciando alla fluidità dell’esecuzione.
Controllo è una parola che deriva dal francese contrerole, il controregistro.
Nella contabilità si adotta la “partita doppia“: ogni operazione contabile è registrata due volte. Qui non interessa spiegare il perché, però è interessante notare che tutti, anche se non hanno nessuna conoscenza di contabilità, hanno sentito parlare almeno una volta di partita doppia e di dare e avere.
Ecco, il controllo nell’Aikido è qualcosa di più ampio della verifica di un’esecuzione tecnica appropriata.
E’ permettersi il lusso di aprire le porte all’intelligenza emotiva e a riconoscere le emozioni prima, durante e dopo la pratica.
Nella dualità della coppia di pratica, la tecnica è una transazione, un’operazione che viene contabilizzata nel registro di tori (取り) e in quello di uke (受け).
Riconoscere e dare un valore tanto all’aggressività se non alla rabbia di tori quanto alla remissività e alla paura di uke, permette di verificare il registro di quello che abbiamo vissuto.
Consente di misurare quegli aspetti della personalità di ciascuno che rimangono in ombra e che la pratica fisica mette in evidenza, impedendo di continuare a celarsi. Ti scopri con dei pregi che non conoscevi e con dei difetti che hanno complessità superiori ai tuoi tentativi di minimizzare.
Che cosa fare se le scritture contabili marziali non coincidono?
Succede molto spesso che nella coppia una persona dia con molta più intensità di quanto possa ricevere.
Se dare e avere non coincidono, lì c’è qualcosa di noi che sta emergendo. Qualcosa che non conoscevamo e che, rimanendo in ombra, non fa quadrare i conti.
E’ qualcosa che solo all’apparenza è tecnico -pur essendo la tecnica il principale strumento usato per conoscersi e per relazionarsi.
Rabbia, frustrazione, paura, ansia, autocontrollo, fiducia, autostima, compassione, dominio di sé, noia,…
Il mosaico emotivo che crea la persona che siamo pulsa al ritmo dei nostri allenamenti; una disciplina ben orientata supporta la costruzione di una persona bilanciata, perché riesce a riconoscere, misurare e…contabilizzare in modo corretto l’esperienza vissuta sul tatami e fuori.
Una partita davvero doppia, ottenuta attraverso un rapporto duale, mediante il controllo rigoroso di ciò che accade e che si risolve in quell’unico bilancio, in quell’equilibrio che è la meta che tutti desideriamo e che non sempre abbiamo la costanza di ricercare.
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