Inizia un nuovo anno. E con esso, riprendono le attività, esattamente dove le avevamo lasciate prima delle feste.
L’abitudine a stilare dei bilanci sull’anno appena trascorso ci spinge a formulare dei desideri, a darci degli obiettivi per l’anno nuovo. E’ un’abitudine sana: fare il punto di dove siamo arrivati serve per prendere coscienza del tanto fatto e del tanto che c’è ancora da fare.
E’ un’abitudine che può scivolare nella velleità. Una certa esperienza di vita può indurci a pensare che i cambiamenti, se e quando avvengono, sembrano piccoli, ininfluenti. E allora si rischia di smettere di sognare o si sogna senza essere capaci di trasformare i desideri in realtà.
La pratica di una disciplina, qualunque essa sia, è un utile toccasana per poter riflettere sul passato (questo è il significato di keiko) per porre le basi del futuro ma con una totale focalizzazione sul presente, che è l’unica dimensione in cui esistiamo e viviamo.
Quindi facciamoci gli auguri di un anno denso, consapevole, dove coltivare le relazioni, i sorrisi e la serietà con cui camminiamo sulla nostra strada.
Facendo magari riecheggiare le parole di un saggio del medioevo:
“…E’ sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell’estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente”
Che il nostro studio, il nostro “fare” punti sempre a farci crescere, insieme.
Buon anno!
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