Come tanti altri bambini miei coetanei, sono cresciuto a pane e LEGO. Ripensando a quei pomeriggi, fatti di suoni di mattoncini di plastica che si rovesciavano per terra e si accoppiavano per costruire forme e strutture, la parte più profonda di me annulla le distanze del tempo e ripropone suoni, emozioni, serenità.
Sedimentato da qualche parte dentro di me, il mio io-bambino ripensa a quelle costruzioni come bellissime e ingegnose.
Da poco mi è capitata davanti agli occhi casualmente l’immagine di un’automobilina della Polizia. Era il 1983 e mio padre, che era persona molto affettuosa ma non incline a confondere l’affetto con l’acquisto continuativo di
giocattoli, senza un motivo mi portò un sabato pomeriggio all’UPIM dove mi fece “scegliere” questo piccolo giocattolino. La gioia per me, bambino, era doppia: un LEGO senza per giunta un’apparente motivazione ufficiale. Si era più o meno in questi giorni: non c’era Natale, Pasqua, onomastico o pagella a giustificare. Capii molto tempo dopo che l’amore è nelle piccole cose e non può avere giustificazioni.
Insomma, come vedete nella foto, l’automobilina, agli occhi di un adulto ha delle linee veramente semplici e sgraziate, è costituita di pochissimi elementi, rispetto ad un’automobilina tradizionale ha delle ruote che sì, girano, ma non la fanno “correre” per schiantarsi inevitabilmente contro un battiscopa, una scarpa, il piede di un letto.
Eppure per gli occhi di un bambino era tutto.
Quando si ha la grazia di poter assistere al gioco di un bambino e alle sue attività, si nota una delle caratteristiche con cui siamo stati equipaggiati fin dalla nascita: la nostra innata curiosità.
Quando si è piccoli tutto è nuovo e tutto è meritevole della nostra attenzione. Un ragno che tesse la tela, un mattoncino 4×2 che si incastra sopra due colonne di mattoncini, una foglia mangiata da un bruco, le antenne di una lumaca, il lampo dell’interruttore della luce quando è premuto, i tacchi consumati delle scarpe del nonno…
Non c’è, nelle osservazioni del bambino, un apparente criterio che le governi. Nemmeno una scala gerarchica.
Questo è il motivo per cui un pezzo di legno, in mano a un bambino, è sempre diventato giocattolo, da che mondo è mondo. E’ la scintilla che ha trasformato, per generazioni di bambini, mattoncini squadrati in aerei supersonici, case, automobili, animali, personaggi.
Nessuno, più di un bambino ha la capacità di stare completamente immerso in quello che sta osservando e facendo. Allo stesso modo, nessuno, più di un bambino, ha la libertà di interrompere quello che sta facendo e osservando per vagare verso un altro interesse.
Quando la sua curiosità si fonde con la sua totale presenza in quello che osserva, si può dire che nel bambino riverberi la luce splendente di un atto di creazione. E così una ventina di elementi di plastica miseramente stampati diventano la più bella automobilina della Polizia mai esistita.
Perché porta dentro di sé tutto ciò che il bambino è. La piena presenza, o mindfulness, se vogliamo.
Poi si cresce, il mondo diventa veloce perché l’osservazione, come portale di accesso al mondo, cede il posto alle idee, alle concettualizzazioni e… La “mia” macchina della Polizia diventa “una” macchina della Polizia, la curiosità diventa intellettualizzata, la capacità creativa in creatività finalizzata e funzionale a obiettivi parziali.
Una disciplina di vita, come tra le altre può essere l’Aikido, può essere definita come “La Via della Spoliazione”. Le ripetizioni, le tecniche, i principi sono strumenti per far riemergere il bambino che tutti noi siamo stati, con una nuova consapevolezza.
“Mettendo” tecnica e ricercando la pulizia stilistica, dobbiamo “togliere” strati di concettualizzazioni fini a se stesse, per tornare ad essere abitanti del nostro presente. Non crediamo ad una disciplina che in nome di una maggior curiosità e creatività rinunci alla “cassetta degli attrezzi” delle tecniche e alla metodologia didattica che le rende utili strumenti di crescita.
Non crediamo nemmeno al contrario: anzi, la sterilità del tecnicismo fine a se stesso sta producendo in questo periodo di pausa forzata, l’ovvio risultato del disamoramento di parecchi “animali da tatami”.
Si tratta di recuperare lo sguardo che abbiamo avuto tutti e che solo pochi hanno conservato, quello sguardo che a Gesù ha fatto dire “Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
Qualunque sia il nostro credo, qualunque sia la nostra storia, quel bambino è lì da qualche parte e sa di che cosa stiamo parlando.
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